Lifestyle

Trigger e Souni

Sono ancora qua, sana e salva, piú o meno!

Ammetto di avere sprecato l’ultima mezz’ora del mio tempo a trovare un degno corrispondente italiano al termine “trigger” per poi scoprire che l’Accademia della Crusca mi autorizza ufficialmente non solo ad utilizzare la parola trigger, ma anche il verbo stesso triggerare.

Beh dopo aver approvato “petaloso” non mi stupisce molto, ma devo ammettere di esserne felice perché nella mia dislessia la traduzione di questo articolo dall’italiano all’inglese non avrebbe reso altrettanto bene l’idea. 

Sound of silence

Bando alle ciance, oggi è l’undicesimo giorno di quarantena.

Ho in mente di scrivere questo articolo tipo da sempre, o quantomeno sicuramente dall’inizio di questo ennesimo stop forzato da tre anni a questa parte.

Io e Francesco siamo positivi al Covid e siamo in isolamento a casa, fortunatamente abbiamo solo dei leggeri sintomi influenzali (entrambi abbiamo fatto i vaccini).

Come sta andando il lockdown? Mmmh: Sto diventando matta? Si. Sto perdendo la testa? Assolutamente si, o meglio, ne ho mai avuta una?

Scherzi a parte, stiamo entrambi bene ma personalmente sto accusando parecchio questo nuovo “fermo” non desiderato.

In questi ultimi 10 giorni, apparte aver fatto un paio di cose utili, sono solo riuscita a fare quello che mi riesce meglio: procrastinare e rimuginare (questa volta l’Accademia della Crusca non mi autorizza l’utilizzo di overthinking, suggerimenti di termini italiani alternativi sono ben accetti).

Prima di risultare positivi al Covid, ho fatto diversi controlli medici e tutto va bene: il mio corpo si sta comportando bene e tutto sembra essere sotto controllo, anche se la mia testa a volte va per conto suo. 

Lavorare, fare esercizio fisico, ospitare parenti ed amici ed andare in giro mi teneva impegnata. Con questo isolamento forzato invece mi trovo ad affrontare ed ammettere alcune problematiche…

Ultimamente sono piú ansiosa e preoccupata del solito, e molte cose mi triggerano (vedi autorizzazione sopra citata).

Per esempio, aspettare il mio turno per una banale ecografia di routine alla pancia mi ha creato piú ansia rispetto ad attendere l’appuntamento trimestrale con il mio oncologo.

Lo stesso vale per il presagio di catastrofe che sto vivendo in attesa che la mia estensione del certificato di malattia arrivi per posta.

Rimuginando su varie cose, mi è tornato in mente uno dei tanti corsi di comunicazione che feci quando ancora ero giovane (10 anni fa circa T_T). Durante questo corso, c’era un esercizio da fare in coppie:
Dovevamo parlare, facendo domande su ricordi di viaggi fatti in passato e nell’ascoltare le risposte dell’altro dovevamo scrivere gli aggettivi utilizzati categorizzandoli in base al senso ad essi corrispondente.

In condizioni normali, utilizziamo tutti i sensi ma evidentemente ognuno di noi ne possiede uno particolarmente predominante, e piú capace di scatenare ricordi sia positivamente che negativamente. 

Ho sempre pensato di avere come senso prevalente l’olfatto (dovuto anche al grande strumento che possiedo: il mio naso), e nel mondo de “L’Attraversaspecchi” mi sarei immedesimata bene nel clan degli “Olfattivi” di Babel; sorprendentemente invece gli “Acustici” si rivelano piú affini alle mie caratteristiche.

Fortunatamente, il mio gusto non é cosí sviluppato come quello della protagonista del libro “L’infinita tristezza della torta al limone”, e posso mangiare tranquillamente senza perdermi in traumi e ricordi.

Se penso ad eventi del mio passato, di qualsiasi genere, quello che mi porta indietro a momenti specifici riguarda sempre i suoni. Se penso a viaggi passati, momenti importanti e chi piú ne ha piú ne metta, i ricordi piú vividi ed emozionanti sono quelli legati a: suoni, voci, musica e silenzio.

Ovviamente ricordo anche immagini, gusti, odori e sensazioni; ma la maggior parte dei ricordi piú indelebili sono acustici. Lo stesso posso dire per i miei trigger.

Non mi sorprende l’essere ossessionata con musica e concerti, poiché sono due delle cose che piú mi fanno sentire viva.

Due dei miei suoni preferiti:

  1. Il suono delle dita sulla chitarra, quando i polpastrelli sfiorano le corde per passare dalla posizione di un accordo a quella del successivo.
  2. Il suono dal vivo della batteria, quello che puoi sentire battere nel petto.

Tutto questo per dire cosa?

Che la maggior parte dei trigger che riconosco sono anch’essi in prevalenza collegati a suoni e rumori.

Alcuni esempi sono:

  • Nelle sale d’attesa di studi medici: il sussurrare delle persone, il suono del telefono in lontananza, il rumore dei passi nei corridoi.
  • Dal dentista: il rumore del trapano, dei guanti di lattice appena indossati, del meccanismo che regola la posizione di sedia e sgabelli.
  • Nella stanza dell’ecografia: il click per salvare le immagini nell’ecografo, il suono dello strizzare il tubetto del gel per l’esame.
  • In ospedale: il suono dello scorrere dei numeri sullo schermo della sala d’attesa, porte che si aprono, passi in lontananza, l’approcciarsi di medici ed infermieri, cartelline che si aprono e rumori di stampanti all’opera.

Oltre a questi, ci sono ovviamente tanti altri trigger sensoriali che mi riguardano, come l’odore di alcuni disinfettanti, il gusto di particolari medicine o cibi e molte altre sensazioni.

Nonostante questo le sensazioni uditive rimangono quelle piú forti.

Ora che lo so, posso fare qualcosa al riguardo? Non molto 😉 

Hai mai pensato a tutto questo? Se pensi ad eventi del tuo passato, quali sono gli aggettivi da te utilizzati per descriverli? Qual é il tuo senso prevalente?

Se hai voglia di scrivermi qualcosa al riguardo mandami una mail a info@glamorizethechaos.com oppure commenta il mio post su Instagram o Facebook. <3