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Fertilità

Oggi ho deciso di affrontare questo argomento ostico: la perdita della fertilità è uno dei possibili effetti collaterali a lungo termine della chemioterapia che può spaventare molto, soprattutto chi si trova ad affrontare questa malattia ad un’età giovane e non avendo ancora figli.

Non voglio parlare della parte medica perchè non ho competenze e conoscenze adeguate al riguardo, ma vi basti sapere che ci sono comunque varie soluzioni: da un’iniezione per proteggere le ovaie, al congelamento degli ovuli e degli ovuli fecondati.

Avere un figlio non era la priorità al momento della diagnosi e non lo è adesso, ma, a dimostrazione che alle volte (spesso ultimamente, maledetti ormoni da menopausa!), pure io riesco ad essere sentimentale, ieri sera mi sono messa a piangere guardando il video di una nascita. Visto che le cose io devo sempre o quasi affrontarle di petto, ecco che ho deciso di scrivere proprio di questo.

Quello che ho realizzato ieri, vedendo il momento del parto e la gioia di mamma e papà, è che a prescindere dalla volontà o meno di avere un figlio, non so se potrò mai provare questa esperienza. Ho provato un sacco di tristezza.

Ovviamente poi è subentrata la mia parte razionale con spiegazioni tecniche sull’argomento, proposte e soluzioni varie al problema, passando da cose sensate come l’adozione fino ad arrivare al vaneggiamento dell’idea di aprire un canile o un gattile… eh sorry! Però, scherzi a parte, mi sono portata dietro la “piangerella” per buona parte della serata e un po’ di tristezza ce l’ho ancora stamattina mentre scrivo.

Poco dopo la diagnosi, tra i vari appuntamenti programmati, uno dei primi è stata appunto la visita alla “Clinica della fertilità”. Ero ancora nella fase iniziale degli accertamenti e durante questa visita ero arrabbiata con il mondo intero, e scocciata dal non saper rispondere alla maggior parte delle domande che il dottore mi stava rivolgendo, dalla tipologia allo stadio del tumore al programma negli step successivi.

Mi sono state esposte varie possibilità (alcune a pagamento, ma onestamente con cifre non così eccessive come si potrebbe immaginare), ma la mia decisione alla fine è stata: “Andrà come deve andare, se le cure comprometteranno la mia fertilità me ne farò una ragione”.
Non mi pento di questa scelta, ci sono persone che lottano una vita intera per avere un figlio e purtroppo alle volte c’è già infertilità senza l’intervento della chemio, e chissà se io sono una di queste?

Personalmente ed egoisticamente non me la sono sentita di affrontare un altro intervento per prelevare gli ovuli così come non me la sono sentita di rallentare tutto il percorso di cura, ma sappiate che se questo è importante per voi, ci sono tante possibilità.

Rifarei la mia scelta, è stata una scelta consapevole e ragionata valutando quello che io mi sentivo di fare in quel momento ma con questo non nego che a volte ci penso.
Va bene piangere, a volte è proprio quello che serve per scaricare la tensione e la tristezza, ci sta il giorno no, il momento di down, l’importante è sia non arrendersi e lasciarsi andare ma anche e soprattutto accettare questi momenti no. Voglio già bene a questo blog perchè mi dà modo di scrivere quello che mi passa per la testa ed è un buon modo anche per esorcizzare un po’ le mie paure, per elaborarle a voce alta. E’ strano come una volta messe nere su bianco e rilette, facciano già un po’ meno paura. Comunque, un’auto-pacca sulle spalle e si riparte con più forza di prima.

Ho fiducia nelle mie ovaie, alla fine: si sono dimostrate anarchiche già durante i primi cicli di chemioterapia continuando imperterrite a fare il loro lavoro (anche loro non avevano capito che dovevano prendersi un periodo di pausa) e di nuovo alla fine delle cure, quando poi per fargli capire che dovevano momentaneamente andare in menopausa forzata siamo dovuti passare ai medicinali pesanti 😉
Spero quindi che se e quando dovranno tornare a svolgere il loro lavoro, funzioneranno di nuovo 🙂